Non sono solo canzonette
“Si può…dare di più” (Tozzi, Morandi, Ruggeri) era la canzone che esattamente 30 anni fa ha vinto il Festival di Sanremo. “Occidentali’s karma” (Gabbani) è quella che lo ha vinto oggi. Soffermandoci unicamente sul testo, si potrebbe affermare che poco è cambiato, giacché l’interrogativo resta identico, ma le risposte no: Chi sono io, come orientarmi nel marasma di questo mondo, cosa potrei fare per rimanere me stesso senza isolarmi…”perché non dormi, perché sei qui, perché non parti, cosa ti manca cosa non hai” (Tozzi). La sana inquietudine ritorna “essere o dover essere il dubbio amletico” (Gabbiani) . Ecco il primo spunto: sempre chiedersi dove si sta andando e non lasciarsi andare, o trascinare da altri. “Ma se afferri un’idea che ti apre una via e la tieni con te” era la bussola del’87, “soci onorari del gruppo dei selfisti anonimi, L’intelligenza è démodé, risposte facili”, quella del 17. “Noi siamo solo dei marinai, tutti sommersi non solo tu, nelle bufere dei nostri guai” (Tozzi) lo eravamo allora e lo siamo ancora, tuttavia il lido che si vuole raggiungere è diverso “quando la vita si distrae cadono gli uomini occidentali’s karma, occidentali’s karma, la scimmia si rialza” (Gabbiani). Eh, sì, è proprio nel richiamo al titolo che la diversità delle risposte si manifesta: invece di ricercare in noi stessi la soluzione “Si può dare di più perché è dentro di noi si può dare di più senza essere eroi come fare non so non lo sai neanche tu ma di certo si può dare di più”, ci si affida a filosofie e religioni orientaleggianti che sembrano aver del grande fascino perché magicamente risolvono tutto senza impegno personale. Così facendo, oltre a svilire il vero significato profondo della cultura orientale, si sfugge da ogni responsabilità rinunciando a vivere la propria vita in prima persona. Certo, la legge del Karma la conosciamo, ogni azione ha una sua conseguenza perciò se fai il bene riceverai bene, di contro, se fai il male il male. Il problema è che se questo equilibrio non lo raggiungi sulla terra te lo porti dietro anche dopo la morte, perciò nella reincarnazione tu assumerai una vita conseguente al tuo comportamento. Anche per il cristiano le conseguenze delle proprie azioni ci sono, ma non può essere così, non c’è la reincarnazione, ma la risurrezione e, per grazia divina, c’è il perdono che riporta l’equilibrio. Insomma, le questioni che si scatenano sono parecchie e molto interessanti (non so se vi incuriosiscono, ditemelo), ma ci stiamo dilungando. Tuttavia non si può tralasciare il riferimento, sia nel testo che nella scenografia che ha accompagnato l’esibizione: La scimmia. Sì, scimmiottare gli altri è sempre stato uno sport molto frequentato dal genere umano, ma non ritengo sia praticabile per chi desidera vivere appiano il dono della Sua Unica vita che ha ricevuto e che può vivere. Nessuna rassegnazione o abdicazione. COMMENTI: Cristina ha detto: "Interpretazione interessante, mi stimola a rileggere il testo delle canzoni...a volte la musica distrae" INSERISCI UN COMMENTO: |